Centro studi movimenti, 2 maggio 2013

Sapevamo che portare l’antifascismo in strada avrebbe suscitato reazioni.

Nelle strade c’è qualunquismo, disinteresse, malessere. Anche per questo abbiamo voluto uscire fuori dagli ambienti protetti e ovattati, perché parlare tra di noi, nel chiuso delle nostre stanze in cui siamo tutti d’accordo, oggi non basta più. La crisi stanca, mortifica e incattivisce. La crisi abbruttisce chi più la soffre.

E allora anche la cultura e il sapere critico devono mettersi al lavoro, anche la memoria del passato deve scendere in strada, pensare e parlare, soprattutto a coloro che vivono – e si abbruttiscono – in un “presente permanente”.

Tornare in strada, per noi, significa riprenderne gli spazi abbandonati al disagio, significa spingere chi ci governa a uscire dal palazzo e a confrontarsi con esso.

È stato vandalismo qualunquista a oltraggiare i volti della Liberazione? È stata rabbia sociale mal declinata? Allora dobbiamo farcene carico e pretendere che chi ci governa si decida ad assumersi la responsabilità di questa crisi che ci travolge tutti e sgretola ogni cultura critica.

È stato un gesto politico? Allora dobbiamo insegnare ai più giovani – e non solo – cos’è il fascismo, cos’è stato e cos’è ancora e pretendere che chi ci governa lo faccia con noi, senza false retoriche e vuote celebrazioni. Dobbiamo insegnare il motivo per cui al fascismo, vecchio o nuovo, non si può concedere cittadinanza, spazio politico, parola. Non gli si possono concedere sedi, piazze e strade.

Per noi non c’è differenza tra vandalismo qualunquista e gesto politico cosciente, l’uno genera l’altro, l’uno nutre l’altro, entrambi sono i sintomi di una società priva di quell’idealità alta che ci consente di convivere nella differenza. Entrambi sono sintomi di quel razzismo e di quel disprezzo per la diversità che 70 anni fa contraddistingueva il fascismo mussoliniano e che oggi contraddistingue il neofascismo, più o meno cammuffato.

I volti della Liberazione sono stati oltraggiati nel modo più brutale, staccandoli dal loro corpo.

Sabato vi chiediamo di essere in piazza con noi, per ascoltare il racconto della loro vita e ridare corpo alla loro scelta.

Parma, 2 maggio 2013

Centro studi movimenti