Recensione al libro di Giorgia Sisti - di William Gambetta

 

 

Giorgia Sisti, Lo stranier. Vita anarchica di Antonio Cieri, a cura di Piermichele Pollustri, prefazione di Marco Rossi, con un fumetto di Marcello Siragusa, Fedelo’s, Parma 2012, 139 pp.

 

 

Lo “stranier” di questo primo libro di Giorgia Sisti è Antonio Cieri, un militante anarchico nato a Vasto nel 1898 e morto a Huesca, in Spagna, nel 1937, mentre combatteva in armi contro l’avanzare del fascismo in Europa.

Il soprannome gli era stato dato a Parma, dalla gente dei borghi del rione Trinità, quando vi era giunto nel 1921 per lavoro, trasferito dalla direzione delle Ferrovie dello Stato da Ancona. In realtà, come ci ricorda il curatore, nel dialetto della città emiliana, il termine corretto per indicare un immigrato è “forester”, ma la voluta inesattezza del titolo è quella di mettere in discussione lo stereotipo dello straniero come provocatore di “conflitti e problemi”.

Cieri, nelle diverse fasi della sua esistenza, infatti, fu un perenne straniero rispetto alle numerose comunità di miserabili che lo accolsero e con le quali egli condivise la tensione al riscatto sociale. Paradossalmente, però, la sola vera città che lo considerò un vero e proprio estraneo, del quale nemmeno valeva la pena ricordarne il nome, fu la sua, quella nella quale nacque e crebbe, facendosi il carattere prima di partire ventenne per la Grande guerra. Solo negli ultimi anni, e particolarmente con questa pubblicazione, patrocinata dall’amministrazione comunale, Vasto sembra celebrare questo suo figlio dimenticato.

Il libro, arricchito di una preziosa documentazione fotografica, e forte di alcune ricerche precedenti, come quelle di Paolo Tomasi, Gianni Furlotti e dello stesso curatore, ricostruisce la vita dell’anarchico vastese. Una vita che, come quella di tanti altri “sovversivi” del suo tempo, fu frenetica e vertiginosa, composta dagli scenari delle sanguinanti trincee ma anche dalle speranze del ritorno e soprattutto dall’emergere di nuovi e dirompenti conflitti, per poi finire con la battaglia contro la reazione, il peso cupo della dittatura fascista e l’emigrazione, nuovamente, verso terre e lingue sconosciute.

L’autrice ripercorre queste diverse fasi, in un percorso biografico introdotto dai caratteri principali dei differenti quadri storici: il periodo della guerra e la sua assunzione alle Ferrovie come disegnatore tecnico con l’adesione al movimento libertario, l’attiva partecipazione alla rivolta dei Bersaglieri ad Ancona nel 1920, il trasferimento a Parma e la resistenza antifascista con gli Arditi del popolo di Guido Picelli sulle Barricate del 1922, l’emigrazione a Parigi e l’attività di propaganda al fianco di Camillo Berneri e, infine, l’arruolamento nella Colonna Ascaso e il comando della sua sezione italiana, nel sogno di combattere in Italia quello per cui si combatteva in Spagna.

Ne risulta un volume che strappa dall’oblio una delle tante figure di militanti anarchici che segnarono la storia italiana degli anni Venti e Trenta. Una storia di grandi scenari dentro ai quali si mossero anonimi e tenaci combattenti per una nuova umanità.

 

William Gambetta

 

 

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