La Grande guerra al cinema
a cura di Ilaria La Fata
Già durante il primo conflitto mondiale, il cinema è stata la forma d’arte maggiormente in grado di raggiungere il grande pubblico e di influenzare il modo in cui la guerra è stata rappresentata, contribuendo anche alla costruzione della memoria di un’epoca dell’immaginario collettivo.
La Grande Guerra ha dunque ispirato centinaia di pellicole, sia come soggetto principale che come pretesto per trame che della guerra si sono servite come sfondo temporale. Nel corso degli anni questa cinematografia ha subito una significativa evoluzione: se i primi film prodotti furono per lo più propagandistici e funzionali a definire lo stereotipo dell’eroico combattente, quelli successivi hanno abbandonato la retorica nazionalista per denunciare orrori e inganni della prima guerra di massa della storia.
I film coevi o quelli del primo dopoguerra erano prevalentemente «film dal vero», celebrativi della vittoria, o film documentari che assemblavano i materiali più disparati per ricostruire le tappe della guerra fino alla vittoria o per illustrare l’eredità materiale lasciata dal conflitto (Maciste Alpino, 1916, di Luigi Maggi, Romano Luigi Borgnetto e Giuseppe Pastore). Durante il fascismo la guerra fu soggetto o sfondo per diversi film nei quali il regime veniva rappresentato come esito di una storia patria fatta di glorie, onori ed eroi (Grande Italia, 1920, e Giovinezza, giovinezza, primavera di bellezza, 1921, entrambi di Luca Comerio). Del resto, per Benito Mussolini «l’arma più forte» era proprio la cinematografia.
La Grande Guerra ha dunque ispirato centinaia di pellicole, sia come soggetto principale che come pretesto per trame che della guerra si sono servite come sfondo temporale. Nel corso degli anni questa cinematografia ha subito una significativa evoluzione: se i primi film prodotti furono per lo più propagandistici e funzionali a definire lo stereotipo dell’eroico combattente, quelli successivi hanno abbandonato la retorica nazionalista per denunciare orrori e inganni della prima guerra di massa della storia.
I film coevi o quelli del primo dopoguerra erano prevalentemente «film dal vero», celebrativi della vittoria, o film documentari che assemblavano i materiali più disparati per ricostruire le tappe della guerra fino alla vittoria o per illustrare l’eredità materiale lasciata dal conflitto (Maciste Alpino, 1916, di Luigi Maggi, Romano Luigi Borgnetto e Giuseppe Pastore). Durante il fascismo la guerra fu soggetto o sfondo per diversi film nei quali il regime veniva rappresentato come esito di una storia patria fatta di glorie, onori ed eroi (Grande Italia, 1920, e Giovinezza, giovinezza, primavera di bellezza, 1921, entrambi di Luca Comerio). Del resto, per Benito Mussolini «l’arma più forte» era proprio la cinematografia.
Diversa era la situazione all’estero, dove altre chiavi di lettura della guerra cominciavano ad essere proposte (si pensi a La grande illusione di Jean Renoir, 1937).
Dopo la seconda guerra mondiale, i film sulla Grande guerra furono meno frequenti. Significativamente, però, in quelli girati nella seconda metà del Novecento – sia in Italia che fuori – il primo conflitto mondiale ha assunto un forte valore simbolico, quello del conflitto par excellence, dominato da scontri di classe, da una logica feroce e ottusa e da una sua sostanziale assurdità (Orizzonti di gloria di Stanley Kubrick (1957) o E Johnny prese il fucile di Dalton Trumbo (1971), oppure, per l’Italia, La Grande Guerra di Mario Monicelli (1959) o Uomini contro di Francesco Rosi (1970).
Dopo la seconda guerra mondiale, i film sulla Grande guerra furono meno frequenti. Significativamente, però, in quelli girati nella seconda metà del Novecento – sia in Italia che fuori – il primo conflitto mondiale ha assunto un forte valore simbolico, quello del conflitto par excellence, dominato da scontri di classe, da una logica feroce e ottusa e da una sua sostanziale assurdità (Orizzonti di gloria di Stanley Kubrick (1957) o E Johnny prese il fucile di Dalton Trumbo (1971), oppure, per l’Italia, La Grande Guerra di Mario Monicelli (1959) o Uomini contro di Francesco Rosi (1970).
Il percorso prevede l’utilizzo di frammenti di film, attraverso cui gli studenti saranno guidati all’analisi della rappresentazione del conflitto e dei suoi protagonisti. Inoltre, dal momento che i film rappresentano anche l’epoca in cui sono prodotti, pur raccontando eventi del passato, essi forniranno spunti per la comprensione delle interpretazioni storiografiche su quell’epoca o anche per la percezione di chiavi di lettura alle quali la narrazione cinematografica ha dato voce, contribuendo così alla loro affermazione.
Il percorso prevede due incontri di due ore ciascuno ed è rivolto alle ultime classi delle scuole di primo grado e a tutte quelle delle scuole di secondo grado.