I Capannoni a Parma. Dopo la pubblicazione del libro, apre la mostra al Palazzo del Governatore
Ancora oggi, nel gergo parmigiano, il termine “capannone” è sinonimo di rozzo, triviale e in tanti, a Parma, lo usano per definire quegli individui che fuoriescono dall’etichetta dei modi urbani, civili, borghesi.
Tutti lo usano ma pochi, soprattutto tra i più giovani, sanno quale sia la sua origine, intimamente legata a una storia specifica di Parma, allo sventramento dell’Oltretorrente da parte del regime fascista e all’allontanamento di molte famiglie in caseggiati ultrapopolari in zone fuori dal centro urbano: i Capannoni appunto, così soprannominati per la loro forma a capanna.
Sabato 12 febbraio ore 9, a Palazzo del Governatore, aprirà al pubblico la mostra I Capannoni a Parma. Storie di persone e di città, curata dal Centro studi movimenti e dal Dipartimento di Ingegneria e Architettura dell’Università di Parma con il contributo del Ministero per i beni e le attività culturali e per il Turismo, della Regione Emilia Romagna e del Comune di Parma, nell’ambito delle attività di Parma Capitale della Cultura 2021.
La mostra ripercorre la storia dei Capannoni inserendola in quella della città prima e dopo la loro edificazione negli anni Trenta, per capire le ragioni che portarono il regime fascista a costruirli, cosa essi divennero per le persone che vi abitarono e le difficoltà che le amministrazioni democratiche del dopoguerra incontrarono nell’abbatterli.
Oltre a una ricca parte fotografica e documentaria riprodotta su grandi pannelli ‒ ricostruita con un’ampia ricerca condotta in archivi pubblici e collezioni private ‒ nella dark room della mostra sarà proiettato il video Capanòn di Roberto Azzali che, nei decenni passati, ha raccolto diverse e preziose testimonianze di persone che vissero nei Capannoni.
La mostra sarà aperta dal martedì al venerdì dalle 9-13 / 15-19 e il sabato e domenica dalle 9 alle 19, orario continuato.
L’accesso sarà libero e gratuito ma, naturalmente, contingentato nel rispetto delle norme anticovid. Sono previste visite guidate per gruppi su richiesta (scrivere a centrostudimovimenti@gmail.com).
La mostra si è valsa della collaborazione di Archivio di Stato, Archivio storico comunale, Mup e Fondazione Museo Guatelli e del contributo di Comune di Parma, Ministero per i Beni e le attività culturali e per il Turismo, Regione Emilia Romagna, Fondazione Matteo Bagnaresi, Cooperative Proges, Multiservice, La Giovane, Nau, Parma 80, Consorzio Zenit, Salvatore Robuschi, Cooperativa edile artigiana, Buia Nereo costruzioni, Koppel ascensori, Alberto Chiesi.