Recensione al libro di Fiorenzo Sicuri - di Margherita Becchetti

 

 

Fiorenzo Sicuri, La «fiduciosa attesa». I quarantacinque giorni a Parma: 25 luglio – 8 settembre 1943, Uni.Nova, Parma 2010.

 

 

Nel volume La «fiduciosa attesa». I quarantacinque giorni a Parma: 25 luglio – 8 settembre 1943 – recentemente edito da Uni.Nova – Fiorenzo Sicuri ha studiato minuziosamente un periodo molto breve della storia della città – quello dei 45 giorni del governo Badoglio – ma anche di gran intensità, un periodo nel quale non solo emersero quei nuovi soggetti che, presto, sarebbero stati protagonisti di uno dei rivolgimenti sociali e politici più importanti della storia italiana, ma che riaccese speranze ed entusiasmi, aprì nuovi spazi di ostilità al fascismo e rese evidente la sfiducia nel regime mussoliniano latente nell’intera società, schiacciata da vent’anni di dittatura e da tre anni di guerra.

E questo è ciò che sembra emergere con più forza nella ricostruzione di Sicuri. Da un lato, infatti, essa segue il riemergere dei partiti antifascisti, il loro lento riorganizzarsi in comitati che si conquistarono via via legittimità politica e che, seppur faticosamente, tentarono di imporre la propria presenza ad autorità militari profondamente restie a riconoscergli un ruolo e uno spazio, autorità che «alternavano – scrive Sicuri – parziali e timide concessioni ad irrigidimenti». Ma, da altro lato, il lavoro di Sicuri ricostruisce minuziosamente le varie e diverse e multiformi manifestazioni di avversione al regime che, in quei 45 giorni, contribuirono senza dubbio a creare uno spazio di distanza dal fascismo, un humus favorevole alla rivolta, e dunque, a porre le basi sociali anche per la successiva Resistenza armata e organizzata. Manifestazioni di avversione che non riguardarono solo i noti sovversivi, piegati dal regime e ora risorti a nuovi ardimenti, ma anche ex fascisti, iscritti al Pnf, gerarchi e persino uomini con ruoli di responsabilità nelle istituzioni cittadine che, soprattutto con la guerra, maturarono ostilità verso il fascismo mussoliniano.

 

Margherita Becchetti

 

 

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