L’arroganza dei “patrioti” contro il Romagnosi

Questi i fatti. Nelle ultime settimane, nel mondo della politica italiana si è riacceso il dibattito sull’Unione Europea. Tra le tante dichiarazioni, la presidente del Consiglio dei ministri, Giorgia Meloni, nel luogo più importante della rappresentanza popolare, la Camera dei deputati, ha stigmatizzato il Manifesto di Ventotene. Lo ha fatto citando delle frasi che, a suo dire, sono “spaventose”.

Intitolato Per un’Europa libera e unita, il documento è stato scritto nel 1941, nel pieno della seconda guerra mondiale, quando le truppe naziste e fasciste occupavano gran parte d’Europa. Fu redatto a Ventotene perché gli autori, Altiero Spinelli ed Ernesto Rossi, con la collaborazione di Eugenio Colorni, erano confinati sull’isola, erano cioè in condizioni di prigionia, trattenuti da una dittatura totalitaria che già li aveva perseguitati con il controllo e il carcere. Erano antifascisti. I primi due, successivamente, diedero il loro contributo alla creazione delle nuove istituzioni democratiche, il terzo invece non poté, poiché nel maggio 1944 fu ucciso dai fascisti della Banda Koch. A lui la Repubblica conferì la medaglia d’oro al valor militare come combattente partigiano.

Dunque la premier ha stigmatizzato il Manifesto di Ventotene, scatenando il dibattito. Stiamo parlando di un testo che, quando si parla di politica europea, nelle sedi istituzionali o a scuola, difficilmente non viene citato. A scuola poi, soprattutto nelle secondarie, soprattutto nei licei, e ancor più nei licei classici, dove si dà preferenza all’approfondimento delle scienze umane, è un testo che viene normalmente letto, spiegato e studiato. Poiché è un testo che ‒ al di là del giudizio di ognuno ‒ va conosciuto, così come si devono conoscere molti altri testi che hanno contribuito alla cultura politica.

Quando poi ci sono questioni che travagliano il mondo, a maggior ragione la scuola dovrebbe avere il dovere di fornire ai propri studenti gli strumenti per comprenderle minimamente. Soprattutto se queste occupano le prime pagine dei quotidiani e dei telegiornali. E dunque, giustamente, la presidenza del Liceo classico e linguistico Romagnosi di Parma, in collaborazione con alcuni suoi insegnanti, ha pensato di organizzare ‒ fuori dall’orario di lezione, per gli studenti interessati, dunque senza alcun obbligo ‒ un’assemblea di approfondimento sul Manifesto di Ventotene. Un’assemblea dove si è letto e commentato il testo, per capirne criticamente il senso e il contesto.

Se il mondo girasse nel verso giusto, ci si dovrebbe complimentare con quel preside e quegli insegnanti che hanno usato il loro tempo libero per dare ai loro studenti un’opportunità in più di crescere culturalmente. E invece no. Il mondo sembra proprio andare a rovescio.

Due rappresentanti delle istituzioni della Repubblica, una deputata e un consigliere regionale di Fratelli d’Italia, mentre l’incontro era ancora in corso inviavano alla stampa un comunicato furente su un nuovo presunto “indottrinamento” dei docenti “di sinistra” sui giovani del Romagnosi traviati dalla “storica e famigerata egemonia gramsciana nel campo della cultura e dell’istruzione” (Gazzetta di Parma, 21 marzo). Secondo questi due esponenti del partito di destra ‒ vale la pena leggere testualmente ‒ “oggi il comunismo non c’è più, la sinistra è sparita, ma sussiste, soprattutto nelle scuole e nelle università, quella cappa asfissiante”. E ancora: “persiste quella egemonia, imposta dai residui tossici dell’italo-marxismo e del radical-progressismo, che danneggia non solo la libertà ma anche la qualità, la dignità e la varietà della cultura e dell’istruzione”.

Oltre la vuota retorica, in queste dichiarazioni c’è da cogliere la minaccia al mondo dell’istruzione! Gli insegnanti e i presidi sono avvisati! Dopo quello di febbraio per la conferenza sulla “questione delle Foibe”, questo nuovo attacco contro il liceo Romagnosi ‒ a cui va la nostra più forte solidarietà ‒ è il segnale di un clima politico sempre più pesante. Enfatizzato peraltro dal grande spazio mediatico concesso ai “patrioti” dal direttore della Gazzetta di Parma. Un clima dove si mette sotto accusa la riflessione culturale, la libertà d’insegnamento e la libertà d’apprendimento, la discussione democratica insomma. Questo attacco di due poco significativi esponenti di destra ci fa sentire però l’olezzo di una classe dirigente ignorante e arrogante che non vede l’ora di “far pulizia”. Forse gli studenti, i docenti, i presidi, ma la cittadinanza tutta dovrebbero dire qualcosa. Forse dovrebbero recuperare gli strumenti della partecipazione democratica contro questo tanfo dilagante.

Parma, 22 marzo 2025.