Il movimento contro i manicomi e le istituzioni totali
a cura di Ilaria La Fata
Per istituzioni totali si intendono quegli istituti di tipo coattivo – come gli ospedali psichiatrici – dove la vita si svolge in uno stesso luogo, sotto la stessa, unica autorità, e secondo un ritmo prestabilito e dove, per questo, i ricoverati finiscono per ammalarsi di un’altra malattia, che si sovrappone alla patologia per la quale sono stati internati: l’istituzionalizzazione.
In Italia, la lotta contro le istituzioni totali si inserì nel panorama delle lotte condotte durante la “stagione dei movimenti” per la riaffermazione di quelle categorie sociali (malati di mente, detenuti, anziani, portatori di handicap…) che fino a quel momento erano state tenute ai margini della collettività. Portata avanti da alcuni psichiatri, e in particolare da Franco Basaglia, la critica ai manicomi come luogo di custodia e non di cura, come luogo di tutela e di discriminazione dove allontanare i malati, si incontrò con la critica da parte del movimento (quello studentesco come quello operaio) alle ideologie ufficiali, al sapere dato una volta per tutte e con le sue richieste di maggiore partecipazione e democrazia, oltre che di un maggiore rispetto per le minoranze, nel rifiuto di qualsiasi forma di discriminazione di classe.
In questo contesto, anche a Parma il movimento studentesco della facoltà di Medicina maturò la propria critica alla psichiatria tradizionale giungendo addirittura, il 2 febbraio 1969, ad occupare l’Ospedale Psichiatrico di Colorno.
Denunciando il carattere classista dell’istituzione manicomiale, i giovani del movimento si incontrarono con infermieri, pazienti, familiari e medici. Le assemblee, cui per la prima volta parteciparono i degenti, produssero analisi e discussero progetti per il cambiamento del sistema psichiatrico. L’occupazione ebbe grande eco non solo a Parma ma anche in gran parte d’Italia: la discussione e il movimento per la riforma del sistema psichiatrico, infatti, proseguì negli anni successivi, fino a concretizzarsi con la legge di riforma n. 180 del 1978 che prese il nome da Franco Basaglia e decretò la chiusura definitiva dei manicomi.
In Italia, la lotta contro le istituzioni totali si inserì nel panorama delle lotte condotte durante la “stagione dei movimenti” per la riaffermazione di quelle categorie sociali (malati di mente, detenuti, anziani, portatori di handicap…) che fino a quel momento erano state tenute ai margini della collettività. Portata avanti da alcuni psichiatri, e in particolare da Franco Basaglia, la critica ai manicomi come luogo di custodia e non di cura, come luogo di tutela e di discriminazione dove allontanare i malati, si incontrò con la critica da parte del movimento (quello studentesco come quello operaio) alle ideologie ufficiali, al sapere dato una volta per tutte e con le sue richieste di maggiore partecipazione e democrazia, oltre che di un maggiore rispetto per le minoranze, nel rifiuto di qualsiasi forma di discriminazione di classe.
In questo contesto, anche a Parma il movimento studentesco della facoltà di Medicina maturò la propria critica alla psichiatria tradizionale giungendo addirittura, il 2 febbraio 1969, ad occupare l’Ospedale Psichiatrico di Colorno.
Denunciando il carattere classista dell’istituzione manicomiale, i giovani del movimento si incontrarono con infermieri, pazienti, familiari e medici. Le assemblee, cui per la prima volta parteciparono i degenti, produssero analisi e discussero progetti per il cambiamento del sistema psichiatrico. L’occupazione ebbe grande eco non solo a Parma ma anche in gran parte d’Italia: la discussione e il movimento per la riforma del sistema psichiatrico, infatti, proseguì negli anni successivi, fino a concretizzarsi con la legge di riforma n. 180 del 1978 che prese il nome da Franco Basaglia e decretò la chiusura definitiva dei manicomi.
L’unità didattica guiderà gli studenti alla comprensione del contesto in cui maturò e si attuò la riforma psichiatrica, analizzando le condizioni dei ricoverati e il dibattito sulla scienza che si sviluppò in quegli anni. Per questo verranno utilizzati testimonianze, documenti d’archivio e filmati.
Il percorso prevede 2 incontri di 2 ore ciascuno ed è rivolto alle ultime classi delle scuole secondarie di primo grado e a tutte quelle delle scuole di secondo grado.
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