L’emancipazione femminile prima del femminismo

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a cura di Margherita Becchetti o Michela Cerocchi
 
 
Da dove erano sbucate, all’improvviso e tante, quelle giovani donne così riconoscibili nei segni, nei simboli, nelle parole, negli oggetti e nei vestiti? Le borse a tracolla, gli orecchini infilati nei lobi appositamente bucati, piccoli, diversi dalla bigiotteria ufficiale delle profumerie di lusso. Le camicie senza colletto, larghe, preferibilmente usate, comprate nei banchetti. I blue jeans lisi dalla vecchiaia, i sandali indiani d’estate, le scarpe di corda, gli zoccoli con i calzini di lana d’inverno e le gonne alla zingara. I capelli lunghi lasciati in libertà. La faccia senza trucco e le unghie delle mani senza smalto.
Venivano dalla rivolta delle “bamboline”, dalla lotta sorda e nascosta all’interno delle famiglie per conquistarsi il diritto ad uscire di casa, a frequentare amici e sale da ballo, a sposarsi quando volevano e con chi volevano, ad avere un lavoro indipendente, a poter frequentare le scuole e le università. Venivano da quella spavalda inquietudine che negli anni Sessanta serpeggiava tra le giovani ragazze italiane, inserendosi poi in quella protesta generazionale che iniziava a muovere i suoi primi passi nelle scuole, nelle fabbriche, nei bar, negli oratori, nelle famiglie.
La rivolta delle donne degli anni Settanta fu dunque il risultato di una sedimentazione di rabbie, inquietudini, malesseri esistenziali che avevano caratterizzato la gioventù nel decennio precedente, evidenziando un protagonismo giovanile femminile che fondava quella che è stata poi definita la «doppia storia di una generazione: una storia di uomini e una storia di donne». (tratto da D. Giachetti, Nessuno ci può giudicare, DeriveApprodi, Roma, 2005).

 

Obiettivo dell’unità didattica è quello di raccontare e ripercorrere nei gesti, negli atteggiamenti, negli stili di vita, nei sogni e nei desideri di migliaia di giovani donne, le prime forme di emancipazione e rottura con l’esistente che si manifestarono nel mondo femminile a partire dai primi anni Sessanta, prima della grande stagione dei femminismi del decennio successivo. Verrà descritta l’irruzione del corpo femminile nelle canzoni, nella moda, nella cultura popolare, la crisi del modello famigliare, la rivoluzione sessuale con la diffusione degli anticoncezionali e la rivendicazione di una sessualità femminile, fino ad arrivare alle soglie della contestazione del 1968.
Fonti privilegiate saranno immagini, canzoni, filmati e riviste femminili d’epoca.

 

 

Il percorso prevede 2 incontri di 2 ore ciascuno ed è rivolto a tutte le classi delle scuole secondarie di primo e secondo grado.

 
 
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